Aya: “Scettico a Sarnano, poi ci ha pensato Castori! Il segreto? Tutti utili, nessuno indispensabile”

Il suo approdo a Salerno era stato accompagnato da un pizzico di scetticismo, anche perchè qualcuno è ancora convinto che un giocatore che arriva dalle categorie inferiori non possa essere all’altezza della B. Ramzi Aya, invece, è stato determinante dal primo momento, quando fu chiamato in causa contro il Cosenza in un momento delicato della sfida e non sbagliò un solo intervento. In attesa di capire quale sarà il suo futuro si gode la prima promozione in A della sua intensa carriera, ma in estate vivrà una gioia ancora più grande: la nascita della sua seconda figlia. Un 2021 da incorniciare, dunque, per un ragazzo battagliero in campo, ma umile e simpatico fuori dal rettangolo di gioco. Ecco quanto ha dichiarato in esclusiva ai microfoni di TuttoSalernitana:

Titolare con Ventura, grande fiducia anche da parte di Castori. Se ti avessero detto che in un anno e mezzo avresti vinto il campionato senza passare per i playoff c’avresti creduto?

“Già a Sarnano mister Castori ci disse che era venuto per vincere. Onestamente gli davo poco credito, non pensavo potesse succedere perchè eravamo in pochi e la rosa si è completata successivamente. L’organico era incompleto, ma giorno dopo giorno e con l’inizio del campionato mi sono ricreduto. Abbiamo fatto un percorso importante, indirizzando la stagione con bravura con una partenza estremamente positiva. Abbiamo chiuso il girone d’andata a 36 punti, in quello di ritorno ci siamo confermati: muovevamo sempre la classifica, anche quando non riuscivamo a vincere, migliorando la fase difensiva come testimoniato dalle sette gare consecutive senza subire reti. Dopo aver affrontato tutte le squadre ho cominciato a crederci, anche dopo sconfitte pesanti come quelle con Monza ed Empoli. Quella col Pordenone, invece, fu una partita particolare a causa dell’espulsione di Capezzi”.

Quale è stata la partita della svolta?

“Quando ho visto che gli altri facevano fatica a farci gol ho avuto la sensazione potessimo farcela, vorrei rimarcare l’importanza della rimonta in zona Cesarini col Venezia”.

Rush finale condizionato da un infortunio, come l’hai vissuta?

“Non è facile, è il primo infortunio della mia carriera e non mi era mai successo di stare diverso tempo fuori. Sono riuscito a ripartire, nel frattempo la squadra si è comportata bene ma non avevo dubbi. Tutti erano importanti, nessuno indispensabile e questa è stata la chiave del successo. Ho avuto una lesione, abbiamo provato ad affrettare il rientro perchè c’erano tre gare in pochi giorni ma purtroppo c’è stata una ricaduta e mi sono fermato in modo quasi definitivo”.

Che uomo è Castori e che differenza c’è con Ventura?

Ventura è una persona molto riservata, che vive meno il rapporto fuori dal campo con i suoi giocatori. Non abbiamo avuto modo di conoscerci bene, sono stato con lui 4 mesi e c’è stato il lockdown di mezzo. Entrambi sono maestri del loro gioco: Ventura era molto attento alla costruzione dal basso e insegna tantissime cose, Castori basa tutto sul calcio verticale e sulle ripartenze. Ci difendiamo in modo giusto, a livello tattico stiamo parlando di due professionisti di spessore. Hanno una filosofia di gioco chiara e definita e sanno trasmettere i concetti ai calciatori. Castori è uno che parla in faccia, senza giri di parole, una persona vera e sincera e che non regala nulla a nessuno battendo sul concetto di meritocrazia”.

Non a caso la forza della squadra è stato il gruppo…

“Il mister ha grandi meriti, quando in un gruppo riesci a far sentire tutti importanti senza prime donne vuol dire che lo staff tecnico trasmette fiducia. Chi non giocava è stato pronto quando chiamato in causa, basti vedere Adamonis, Cicerelli, Bogdan e Gondo. Alla lunga tutti abbiamo trovato spazio e il gruppo si sentiva vivo”.

Come andrà a finire la vicenda multiproprietà? Lotito è innamorato di Salerno…

“Discorso spinoso, noi calciatori stiamo bene così e non ci hanno fatto mai mancare niente. Dipendesse da me non cambierei nulla, ma non so come andrà a finire e come funziona. Non sta a me dare un giudizio”.

Un anno ancora di contratto, che futuro ci sarà per te e che emozione hai provato quando la Salernitana ti chiamò?

“Ogni giocatore ha un suo percorso e i suoi tempi per maturare, i miei forse sono stati un po’ più lunghi. Quando giochi per tanti anni in C ti identificano come un calciatore adatto solo per quella categoria, specialmente quando non sei giovanissimo. Per fortuna mister D’Angelo, conosciuto ai tempi dell’Andria, ha puntato su di me e ho firmato per il Pisa togliendomi una bella soddisfazione. Credo di aver ripagato la sua fiducia. Poi è arrivata la chiamata della Salernitana, credo mi abbia voluto fortemente il direttore sportivo Fabiani. Anche perchè Ventura, con i suoi trascorsi di prestigio, penso non mi conoscesse: era abituato ad altri palcoscenici. Mi sento di ringraziarli, sono contento di aver indossato la maglia granata e di aver rappresentato una piazza prestigiosa, con continuità di prestazioni e di risultati. Ho giocato quasi sempre, a parte l’infortunio. Serie A? Me la sono conquistata sul campo e vorrei provare a giocarla, ma è un discorso prematuro e ne parleremo più avanti con la società per capire quali sono le loro intenzioni”.

C’è un giocatore con cui hai legato particolarmente?

“Con tutti. Penso a Tutino, Di Tacchio, Capezzi e Schiavone, ma voglio nominare anche Lopez. Con Gennaro è nata una bella amicizia, lo conosco dai tempi della Fiorentina”.

Tra poco diventerai nuovamente papà, un anno praticamente perfetto…

Per me è stata una fortuna essere padre una volta, figuriamoci ora che arriverà un secondo figlio. Sono felice della mia famiglia che sono riuscito a creare con mia moglie Francesca e la piccola Beatrice, anche la prossima sarà una femminuccia”.

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