Campilongo: “Salernitana, puoi farcela! Se si sblocca Simy…”

Una lunga carriera da giocatore, ancor più lunga da allenatore in tutta Italia. Più di trenta presenze collezionate con la Salernitana, a fine Anni Ottanta. Oggi Salvatore Campilongo, allenatore originario di Napoli, fa parlare la sua esperienza: “Il calcio di oggi? Molto diverso dal mio”.

Mister Salvatore Campilongo, dopo la fine dell’avventura con la Cavese è “disoccupato”: ha già trovato la sua prossima squadra?

“Per adesso non ho trovato nulla, qualche chiacchierata c’è stata ma non si è organizzato ancora niente per diversi motivi. Adesso quindi siamo in attesa di una nuova situazione”.

A marzo scorso il Covid-19 vi ha portato via Antonio Vanacore, suo vice oltre che grande amico: come siete riusciti a superare quel dramma?

“Quel triste episodio è stato senza dubbio la causa dei tanti problemi accusati dalla squadra. Prima i 24 giocatori contagiati dal virus, poi quel 16 marzo la morte di Antonio… Da lì non siamo più riusciti a parlare di calcio. Era un ragazzo pieno di vita, ancora così giovane. Lo conoscevo da tanti anni, era stato un mio compagno di squadra. La tragedia di Antonio si può legare a quella di Catello Mari, due tragedie che ci hanno indubbiamente segnato per tutta la vita”.

Da giocatore, ha vestito la maglia della Salernitana nella stagione 1987/88: che ricordi conserva?

“In quell’anno era stata costruita una grande squadra per stravincere il campionato. Personalmente, sono ormai tanti anni che svolgo il mestiere dell’allenatore e posso dire che con tanti nomi non si va da nessuna parte. Ne abbiamo conosciute di squadre che hanno fallito pur contando su nomi importanti. In quella stagione avevamo in rosa tanti nomi, ma i risultati non sono arrivati. Penso che, per quanto mi riguarda, feci un buon campionato. All’epoca ero più una mezza punta che un centravanti, segnai lo stesso 5 gol. Quelli che non hanno reso sono stati altri giocatori importanti, che sono venuti con tanto di pedigree. Di Salerno ho solo bei ricordi: ogni volta che ci torno, nonostante il mio lungo passato da allenatore della Cavese, sono sempre stato trattato bene”.

A proposito di nomi: quelli su cui può contare oggi la Salernitana basteranno per raggiungere la salvezza?

“La Salernitana oggi non ha solo nomi importanti, vedi Simy e Ribery, ma anche un buon mix di giocatori tra quelli nuovi e quelli che l’anno scorso hanno vinto il campionato. I granata non sono partiti bene, ma sta iniziando a capire i meccanismi di questa Serie A sicuramente anche grazie all’arrivo di Ribery. Spero si sblocchi al più presto Simy, un giocatore che apprezzo tanto. In A bisogna avere entusiasmo e cercare di partire col piede giusto, altrimenti poi subentra la fiducia. Il momento societario ovviamente non aiuta, ascoltando le parole di Gravina non ci saranno più multiproprietà e quindi la questione dovrà essere risolta”.

Castori ha detto che le sue squadre sono brave a crescere col passare delle giornate, ma la Serie A è un po’ diversa. Castori deve rivedere le proprie strategie?

“Credo proprio di sì, la Serie A non è come la B o la C in cui puoi programmare una partenza a rilento aspettando che vengano fuori i valori. In A c’è troppa qualità, troppi giocatori forti… In massima serie è sempre meglio partire bene, perché quando poi ti ritrovi in fondo alla classifica diventa difficile risalire”.

Ha giocato per tanti anni in Serie C: rispetto ad oggi, il livello è cambiato?

“Il livello oggi è assolutamente più scadente. Ma non ci sono più i calciatori di una volta: prima chi giocava in Serie C poteva tranquillamente farlo anche in A… Oggi manca la tecnica, i fondamentali, la base non c’è più. Io ripeto spesso che quelli della mia generazione sono “nati per strada”. Oggi i giocatori invece vengono costruiti nelle scuole calcio. Magari è migliorata la preparazione atletica, la gestione dei calciatori anche a livello fisico, nell’alimentazione. Oggi si usano nuovi macchinari, nuovi valori e parametri. Ci sono preparatori bravissimi che oggi possono cercare queste cose. Prima era tutta tecnica, espressione di tutto ciò che un calciatore aveva”.

Articolo tratto da TuttoSalernitana

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