Ci sono personaggi che hanno meritato sul campo la stima e la riconoscenza della città di Salerno. La sua, però, è una storia diversa dalle altre, una di quelle che lascia in eredità emozioni e insegnamenti. Nel 2008-09 le cose non erano andate benissimo: due esoneri in pochi mesi e l’addio tra i fischi del pubblico dopo il 2-2 col Treviso e con una squadra in zona retrocessione. Nel 2020 fu Lotito a scegliere di affidargli di nuovo il timone della squadra e, sui social, si scrisse di tutto sfociando talvolta nell’offesa personale. Gentaglia per nulla accostabile alla torcida granata. Fabrizio Castori, però, tirò dritto per la propria strada come un treno, lavorando in ritiro a Sarnano con un gruppo largamente incompleto ma che seppe coinvolgere, trascinare ed isolare dalle polemiche come un padre di famiglia, prima ancora che come bravo allenatore che ha lasciato il segno un po’ ovunque soprattutto dal punto di vista umano.
Perchè quando metti sullo stesso piano Galeotafiore, ragazzino della Primavera, e Lopez, il più anziano del gruppo, riesci a conquistarti in poco tempo credibilità. Così come quando, durante un allenamento, ti isoli per cinque minuti chiedendo con fermezza al direttore sportivo tre rinforzi prima del rientro a Salerno. Senza lamentarsi pubblicamente “perchè i panni sporchi si lavano in famiglia”, ma con la grinta del condottiero che ha voglia di fare la differenza. Chi c’era nelle Marche in quei giorni caldissimi non solo dal punto di vista meteo percepiva sensazioni positive: stava nascendo, tra mille difficoltà, una grande Salernitana.
“Ricordare queste cose mi emoziona” ha detto ai nostri microfoni “sono tornato a Salerno per fare esattamente quello che abbiamo fatto. Essere convinti aiuta ad essere convincente. Credevo fortemente in quello che facevo, anche in un contesto di difficoltà. Toccava a me trovare la chiave per risolvere i problemi, a che serve lamentarsi? Aver riportato la Salernitana in A ha rappresentato una gioia immensa, ricordate tutti quanti risultati positivi abbiamo fatto e che spirito avevano i ragazzi in campo. Quelle soddisfazioni non me le potrà cancellare mai nessuno”. E proprio Castori era tra i pochissimi uomini di calcio a metterci la faccia e a dispensare ottimismo quando, l’estate successiva, il mercato era fortemente condizionato dal trust e dalle vicende societarie. La sua Salernitana, però, sul campo si faceva rispettare: ottima gara a Bologna, Atalanta dominata all’Arechi, Sassuolo messo alle corde per un’ora, 2-2 in rimonta col Verona e quell‘1-0 sul Genoa che, di fatto, incise tanto in ottica salvezza.
Il rammarico è tanto, anche a distanza di tempo. “Perchè sono convinto che quella squadra l’avrei salvata. E’ vero, ci fu quel disgraziato pomeriggio di La Spezia, quando fummo puniti dal classico gol della domenica e si decise per un esonero che lascia in eredità tanta amarezza. Vorrei ricordare con quante difficoltà quotidiane dovevamo convivere, il discorso della società da cedere ebbe il suo peso e perdere tutti quei calciatori per il famoso divieto legato ai rapporti con la Lazio ha inciso. Ormai è il passato, si guarda avanti. E nulla cancella il mio rapporto con Salerno e con la tifoseria”. Salutato con un comunicato stampa di dubbio gusto ma indirettamente elogiato da Sabatini nella sua prima conferenza stampa da direttore sportivo granata, Castori ha dato indicazioni importanti anche in chiave mercato. Oggi, di fatto, tre suoi “pupilli” sono titolari quasi inamovibili dell’undici di Sousa.
“Fa tanto piacere” chiosa il tecnico “evidentemente qualcosa di buono è stato fatto. Vidi giocare Lassana Coulibaly e capii subito fosse un giocatore di livello, la concorrenza era tanta e ho sperato fino alla fine che potessimo prenderlo noi. Ad oggi è un calciatore degno delle big della serie A, fa sempre la differenza e ha avuto una grande costanza di rendimento. Volli Gyomber, un combattente che ha disputato campionati straordinari. Mi sembra che sia il perno della retroguardia. E poi Kastanos, un buonissimo elemento che stava crescendo molto in quel periodo. Le mie squadre, del resto, vengono fuori alla lunga. Sarebbe stata solo questione di tempo. Ci saremmo salvati, la vittoria contro il Genoa all’Arechi nello scontro diretto era un segnale”. E, a proposito di mercato, sempre Castori propose gente come Buongiorno e Colpani. Oggi agli onori della cronaca e nel giro della Nazionale, all’epoca ragazzi semisconosciuti a caccia di una opportunità. Parlare col mister, comunque, è sempre un grande piacere. Chi c’era a Sarnano, chi ha letto la sua lettera alla città quando fu positivo al covid, chi ha tastato con mano la professionalità con la quale preparava tutto nei ritiri e chi ama ancora il calcio semplice, fatto di praticità e non di tiki taka e pura teoria non può che ricordarlo sempre con affetto.
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