Cerci, addio nel silenzio. Ingaggio oneroso senza dare alcun contributo

Tra i calciatori che la Salernitana non ha riconfermato c’è anche e soprattutto Alessio Cerci. Il fantasista, che era già reduce da due anni particolarmente negativi e senza alcuna soddisfazione, è andato via nell’anonimato e senza che nessun tifoso abbia rimpianti. Anzi, già un anno fa c’era un grande scetticismo in virtù di una pregressa inattività che è stata pagata a caro prezzo in un campionato dove non conta il curriculum ma la condizione fisica e la ferocia agonistica. Voci di corridoio parlano del malcontento di persone molto vicine al calciatore che, in teoria, potrebbero anche decidere di spingerlo a rilasciare dichiarazioni ufficiali per fare chiarezza. In realtà sarebbe meglio per tutti chiudere l’avventura senza ulteriori polemiche. Anche perché Cerci non dovrebbe fare altro che ringraziare il suo “padre putativo” Gian Piero Ventura che gli ha dato fiducia anche quando era in evidente ritardo atletico e la proprietà pensava ad una risoluzione anticipata. Invece la proprietà ha tenuto fede agli impegni assunti esattamente un anno e un mese fa retribuendolo lautamente senza poter mai trarre vantaggio dalle sue performance. Zero gol, pochissime partite da titolare, una marea di infortuni, un regolamento interno infranto con la pubblicazione sui social di una diagnosi medica. Un bilancio disastroso, accompagnato dalle ironie social di chi ricorda la frase sul “calcio che conta” quando lasciò l’Italia. C’è invece chi pensa che la Salernitana gli abbia prolungato la carriera garantendo stipendio, professionalità e pazienza. Eppure a volte, come ha detto Lotito dopo quei 10 minuti negativi col Perugia, “basterebbe capire che nella vita i cicli iniziano e finiscono”. La carriera di Cerci è indiscutibile ma in campo non vanno curriculum e cognomi ma atleti che devono fare la differenza. Non è accaduto, la strada del silenzio sarebbe davvero quella giusta

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