ESCLUSIVA GRANATACENTO – Alberto Bianchi: “Domani voglio un regalo per il mio compleanno”

Alberto Bianchi, ex calciatore della Salernitana, ora stimato dirigente si apre alla nostra redazione di GranataCento parlando di lui a 360 gradi.

Chi è Alberto Bianchi come uomo?

“Mi reputo umile, un lavoratore che tre anni fa ha appeso gli scarpini al chiodo e grazie alla società che mi ha dato l’opportunità di intraprendere una carriera diversa da quella degli ultimi anni, oggi mi trovo a vivere un’esperienza bellissima, impegnativa e faticosa, ma che mi sta facendo crescere moltissimo sotto l’aspetto umano”.

Sulla famiglia…

“Ho la famiglia distante, la moglie che vive a Udine, i genitori a Sanremo. Insomma è continuo saliscendi dagli aerei per far riuscire a combaciare il lavoro con gli affetti. Però ho desiderato fin da piccolo frequentare questi ambienti e le soddisfazioni ti ripagano dei sacrifici. Proprio oggi è ripartita Monica, mia moglie che è stata qui a Salerno. Lavora in banca e ha dovuto prendere una settimana di ferie per starmi vicino. Anche lei fa molti sacrifici, ma è consapevole che è questo il mio mestiere e si mostra molto comprensiva. Figli? Ci stiamo pensando, anche se mia moglie sta fissando dei paletti, considerato che siamo distanti mille chilometri e il suo lavoro la impegna molto”.

Quando ti è nata la passione per il calcio giocato?

“E’ una cosa che mi ha appassionato fin da bambino. Io non ho fatto settori giovanili importanti, soprattutto dilettantistici e poi all’età di sedici anni sono stato aggregato alla squadra di Serie D (vicino casa) che era l’Imperia. Quindi sono stato catapultato dalle squadre giovanili in quelle dei grandi. E’ una cosa che consiglio ai ragazzi di questa età: giocare in serie D è un bel banco di prova, una gavetta che ti porti dietro sotto tanti aspetti. A me è servito tanto sotto il profilo del temperamento, del carattere. Non avendo mai avuto dei piedi ‘buoni’, ho dovuto sopperire a tale lacuna con l’aspetto caratteriale e aver fatto la serie D a sedici anni mi ha sicuramente aiutato”.

Una passione che è costata sacrifici anche alla tua famiglia…

“Le persone che hanno fatto più sacrifici all’inizio della mia attività sono stati i miei genitori Dino e Antonietta, soprattutto mio padre, che ha cercato di assecondare la mia passione, accompagnandomi agli allenamenti e a venirmi a prendere, un po’ come fanno tutti i papà. Poi si è appassionata anche mia mamma, che ha cominciato a seguirmi nella carriera. Ad esempio, quando giocavo a La Spezia, vicino casa, erano sempre presenti. Lo stesso a Cremona. Per loro è stato un grande sacrifico, anche perché sono figlio unico e soprattutto mia madre ha sofferto spesso la mia lontananza”.

Veniamo alla Salernitana, quella Primavera, che ti riguarda da vicino.

“Sicuramente non è stato un esordio tanto positivo per la Primavera, perché abbiamo perso 2-0. Una partita difficile contro una squadra, lo Spezia, che ha lavorato bene in questi anni nel settore giovanile, tanto da aver portato in prima squadra diversi ragazzi nelle ultime stagioni. Non è andata bene, però ho anche sentito delle persone da la Spezia: mi hanno riferito che la nostra squadra ha tenuto bene il campo per un’ora, quindi restiamo fiduciosi con la speranza di invertire la rotta già dalla prossima partita”.

Oltre allo Spezia, ci sono tante altre squadre attrezzate nel torneo Primavera:

“Sicuramente, soprattutto nel girone nord, quello che stiamo facendo noi. Secondo me è qualitativamente superiore al girone sud, quindi ci confronteremo con squadre importanti e cercheremo di fare bella figura con tutti”.

La Spezia ti evoca bei ricordi:

“Ho avuto la fortuna di far parte di gruppi vincenti e per due stagioni abbiamo vinto sia il campionato che la Supercoppa di C, la coppa Italia, quindi posso ritenermi soddisfatto delle mie quattro stagioni passate in Liguria. Ricordo che durante la mia permanenza c’è stato un fallimento. E’ stato un anno duro e anche per questo sono rimasto particolarmente legato alla piazza”.

Hai giocato spesso in piazze importanti durante la tua carriera di calciatore:

“Si, ho avuto la fortuna di giocare in piazze importanti di Serie C e B: Salerno, La Spezia, Ascoli e Cremonese, sono state le più solide, che tuttora sono nel calcio che conta e hanno tutte grandi ambizioni”.

Attualmente ricopri la carica di dirigente, ma quando eri calciatore come vivevi la piazza di Salerno?

“Intanto le sensazioni non sono uguali, perché l’adrenalina che tu hai quando giochi è diversa rispetto a quando siedi sulla panchina o in tribuna a vedere la partita. Indubbiamente quando lo stadio Arechi è pieno e ti spinge può fare davvero la differenza”.

Come ti trovi nella veste di talent-scout?

“Gli impegni sono tanti e cerchiamo di sopperire nel migliore dei modi. L’anno scorso la società mi ha mandato a fare alcune esperienze all’estero, ma cerco anche di stare il più possibile vicino alla prima squadra. Oggi le tecnologie avanzate ti mettono in condizione di lavorare anche comodamente dalla poltrona di casa, anche se ritengo che visionare direttamente dal campo sia tutt’altra cosa.”.

Oltre la Salernitana, naturalmente, qual è la tua squadra del cuore?

“Da piccolino ero tifoso della Juve, poi facendo di questa passione un mestiere, si perde l’interesse per altre squadre e ti butti a capofitto su quelle dove vai a giocare di volta in volta. Oggi, oltre alla Salernitana appunto, non tifo per altre squadre. Mi piace vedere il bel calcio, questo si, ma nella maniera più distaccata possibile, anche perché la sera facendo questo lavoro difficilmente dedichi altro tempo davanti alla tv a vedere ancora calcio. Ti dedichi ad altre cose”.

Parliamo della tua esperienza a Salerno.

“La mia esperienza a Salerno è stata macchiata purtroppo da due infortuni. Mi sono fratturato la mandibola nei primi mesi dal mio arrivo nel 2014 e poi nell’anno della promozione in B da gennaio in poi ho avuto un problema al ginocchio, che però non mi ha impedito di far parte di un gruppo eccezionale. Ricordo facemmo una grande cavalcata e un record di punti dopo appena due campionati di serie C. Questo forse qualcuno lo dimentica. Vi assicuro, non è facile vincere un campionato di una categoria così difficile e complicata. Non a caso tante società cercano di superare l’ostacolo tramite un ripescaggio. Non oso immaginare quale emozione possa provocare ai calciatori la promozione in serie A qui a Salerno, io ho vissuto quella del passaggio in cadetteria ed è stata grandissima, figuriamo in massima serie. E la vorrei vivere anch’io, ora da dirigente”.

La tua esperienza da calciatore a Salerno, dicevamo, è stata abbastanza sfortunata sotto il profilo personale, ma la gente ti ama lo stesso:

“E’ vero, non ho giocato molto, ma penso che la gente mi ha sempre apprezzato perché sono uno che si impegna al massimo e non si è mai risparmiato. Insomma, penso che mi abbiano premiato per l’aspetto caratteriale. Questa è la quinta mia stagione a Salerno come calciatore e dirigente. E’ una delle città più belle del sud, insieme a Lecce. Qui mi trovo benissimo e si vive in maniera sviscerata la passione per la Salernitana. I tifosi granata sono conosciuti in ambito nazionale, appunto, per la loro passione e sono eccezionali perché ci fanno sentire importanti”.

Come dirigente sei costantemente in contatto con il direttore Fabiani, con i presidenti Lotito e Mezzaroma. Cosa ci puoi dire di loro?

“Il rapporto più stretto è quello con il direttore Fabiani, che ho avuto il piacere di avere già come direttore quando giocavo nella Salernitana e poi, anche grazie a lui ho intrapreso questa nuova carriera nel dopo calcio. E’ un dirigente che mi ha dato una grande opportunità e per questo lo devo sempre ringraziare e ricambiare con il massimo impegno nel mio lavoro. Ho un ottimo rapporto anche con i presidenti, anche se rispetto al ds li conosco un po’ meno. Sono due persone differenti, con caratteri diversi, ma entrambi a loro modo sono vicini alla Salernitana e vogliono raggiungere grandi traguardi per questa maglia”.

Domani c’è il Padova e Trevisan è stato tuo compagno di squadra…

“Il rapporto con Trevisan è ottimo, lui è friulano anche se vive a Padova. C’è un ottimo rapporto anche tra le nostre mogli e ci sentiamo spesso. Sono contento che si è un po’ rilanciato dopo un periodo oscuro, soprattutto nell’anno di B qui da noi, perché ebbe qualche problema. Gli auguro il meglio, ma dalla prossima gara, ovviamente. La partita con il Padova è particolarmente ostica. Loro verranno per chiudersi e per ripartire in contropiede, ma il Padova mi ha sempre portato fortuna quanto gli ho giocato contro e mi auguro che sia così anche domani. Sarebbe proprio un bel regalo nel giorno del mio 38simo compleanno”.

 

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