Che questo Governo composto da molta gente “improvvisata” abbia dato una bella mazzata al mondo del calcio è cosa nota, basti pensare a quanto fu reticente l’ex – per fortuna – Ministro dello Sport Vincenzo Spadafora rispetto alla ripartenza dei campionati di calcio. A distanza di due anni ci si aspettava che il peggio fosse alle spalle, soprattutto perchè gli altri Paesi europei e mondiali hanno ripreso quasi tutte le attività e con migliaia e migliaia di spettatori sugli spalti. In Inghilterra, tanto per fare un esempio, c’erano oltre 60mila persone per la finale dell’Europeo e nessuno sottolinea abbastanza che, nei giorni successivi, non c’è stato alcun aumento di contagi. In Italia, invece, si sta discutendo ancora sulle percentuali e c’è una confusione clamorosa e ingiustificabile: il sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio dei Ministri con delega allo sport Valentina Vezzali ha proposto di riaprire gli stadi al 75%, le autorità sanitarie spingono per un 25% nei luoghi aperti, il Premier Draghi spinge per una via di mezzo e per un 50%. Ovviamente esibendo il Green Pass o con un tampone negativo effettuato entro le 48 ore precedenti. Senza dimenticare che un passaggio in zona gialla, arancione o rossa comporterebbe ulteriori stravolgimenti. A questo punto i 20 club di massima serie (ma a ruota tutte le realtà professionistiche e dilettantistiche) non lanceranno la campagna abbonamenti, un danno economico che sta mandando su tutte le furie quei presidenti che continuano ad investire milioni e milioni di euro senza ricevere un minimo di supporto finanziario dai “signori delle chiusure”. Quelli che cadono in contraddizione un giorno sì e l’altro pure: se il Green Pass (cui obbligatorietà sta spaccando l’Italia in due tronconi, siamo dell’idea che la dittatura appartenga al passato e che non si possa imporre alcuna scelta ai cittadini soprattutto con vaccini in via sperimentale e che alla prima variante perdono efficacia) attesta la guarigione dal Covid o una immunità, perchè non riaprire gli impianti sportivi al 100% a prescindere dalla colorazione delle regioni? Come può un tifoso organizzare una trasferta, prenotare aerei e alberghi sapendo che, pur vaccinato, rischia di restare a casa con un aumento dei contagi? Una confusione tutta italiana che certifica non solo l’assenza di leader politici all’altezza del delicato momento, ma anche di un interlocutore che abbia esperienza nel mondo del calcio e capisca i disagi di tutti. Dalle tv (che, piaccia o no, consentono al sistema di andare avanti) ai presidenti passando per allenatori, dirigenti, giornalisti, spettatori e quei calciatori che, in parte, hanno deciso di non vaccinarsi e rischiano di ritrovarsi senza lavoro. Se questo Governo, in prima linea per festeggiare il trionfo della Nazionale ma decisivo nel fallimento di molte realtà, non affronterà la questione nel migliore dei modi ci si imbatterà a breve in una crisi senza via d’uscita, per buona pace di tutti quei tifosi che, tra un lockdown e l’altro, proprio grazie al calcio hanno ritrovato un minimo di serenità e senso di normalità.
2021-07-23
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