Marchio, una querelle risolta da Lotito. Con il cambio di società…

Negli ultimi 15 anni la questione legata al marchio della Salernitana ha diviso e agitato la tifoseria. Dal 2005, in particolare, quando la società di Aliberti fu estromessa per debiti dal campionato di B e ci fu la possibilità di ripartire attraverso il Lodo Petrucci, ma senza cavalluccio mentre un gruppo di ragazzini destinati al fallimento sgambettavano in terza categoria. Nel 2009 Antonio Lombardi pose fine alla querelle mettendo sul tavolo 400mila euro, ciò non bastò per evitare la sanzione del tribunale di Napoli che costrinse l’allora Salernitana Calcio a sborsare diversi milioni di euro per uso improprio dei segni distintivi nelle stagioni precedenti. Un guazzabuglio giudiziario che non solo fece saltare tutte le trattative per la cessione, ma che spinse il Salerno Calcio ad agire con cautela fidandosi dei propri legali e non dei mugugni di una piazza che chiedeva “marchio, colore e denominazione”. Dopo un anno, anche grazie alla fondamentale opera di mediazione del Centro di Coordinamento capeggiato da Riccardo Santoro, le parti in causa di misero a tavolini e concordarono l’acquisto del titolo, ma l’amministrazione comunale fu lungimirante e, nel famoso bando pubblico, stabilì che qualunque società subentrasse a quella fallita avrebbe dovuto riacquisire la storia e lasciarla in gestione proprio al Comune in caso di passaggio di consegne. Tradotto: il marchio, grazie a Lotito e Mezzaroma, appartiene alla città di Salerno e nessuno potrà più effettuare alcun tipo di manovra di disturbo. Perchè il posto del cavalluccio è sulle maglie granata e non in aule di tribunale.

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