Orlando: “Ho due anni di contratto, vorrei restare a Salerno”

La piazza di Salerno si distingue da tante altre per la sua capacità di amare un calciatore non per il rendimento offerto in campo, ma per la professionalità che dimostra nei singoli allenamenti e ogni volta che è chiamato in causa. Quando arrivò la notizia della firma del contratto, in tantissimi presero d’assalto social network e siti internet convinti che la Salernitana avesse piazzato un grande colpo di mercato ed in effetti, a Vicenza, era stato letteralmente devastante in virtù di un bagaglio tecnico e di una rapidità di categoria superiore. Francesco Orlando, tuttavia, si è imbattuto in una serie di ostacoli imprevisti e del tutto indipendenti dalla sua volontà: prima un brutto infortunio, poi la scelta di alcuni allenatori che continuano a pensare che il modulo conti più della forza dei singoli, infine un gruppo spaccato che stava quasi retrocedendo nell’anno del centenario. Il suo contributo è stato importante per la salvezza, nella doppia sfida playout è stato tra i migliori. La redazione di TuttoSalernitana lo ha contattato telefonicamente per una intervista che vi proponiamo di seguito:

Anzitutto come sta vivendo questi giorni così difficili?

“Come tutti, credo. Purtroppo questa pandemia ci ha preso alla sprovvista e non possiamo fare altro che attenerci alle indicazioni del Governo e restare a casa. Quotidianamente mi alleno per tenermi in forma, ma lo sport non è certo il primo pensiero. La mente va a tutte le persone che hanno perso la vita e che stanno combattendo. Vedremo cosa succederà più in avanti, la vedo dura riprendere prima di giugno”.

C’è chi, come il Benevento, alza la voce e vuole giocare. Chi, invece, sta retrocedendo e punta all’annullamento dei campionati. Come si esce da una situazione del genere?

“In una fase così delicata, contraddistinta da notizie drammatiche per tutto il Mondo, non bisogna affatto pensare all’aspetto economico. Capisco che realtà come Benevento, Reggina, Monza e Vicenza possano sentirsi scippate di qualcosa qualora davvero annullassero tutto, allo stesso tempo c’è chi potrebbe trarre dei vantaggi. Tanti discorsi, però, sono inutili: nessuno può fare previsioni e la decisione finale sarà frutto dell’evoluzione di questa pandemia. Noi non possiamo far altro che sperare di riprendere e accettare quanto stabiliranno le autorità competenti”.

Cosa ne pensa del possibile taglio degli stipendi?

“Bisogna ragionarci bene e non decidere senza una logica. Ci sono calciatori di serie A che guadagnano cifre altissime e possono permettersi determinati tagli, ma chi milita in B e soprattutto in C spesso percepisce il minimo sindacale e ha delle scadenze da rispettare. Condivido pienamente le parole del portiere del Cittadella Alberto Paleari: ha dimostrato equilibrio e saggezza. Non tutti siamo Ronaldo, Messi o Neymar“.

Veniamo alla sua esperienza in granata. Sa che è stato tra i pochi giocatori apprezzati dal pubblico in questi anni pur avendo giocato poco?

“Ho sempre avvertito l’affetto dei salernitani. Il pubblico granata è unico, non potrò mai dimenticare l’accoglienza quando lasciai l’Arechi dopo la partita d’andata dei playout col Venezia. C’era un nutrito gruppo di persone che mi ha aspettato per farmi i complimenti. Li ringrazio e, in futuro, mi piacerebbe ripagarli con prestazioni importanti indossando la maglia della Salernitana”.

Lei ha ancora 2 anni di contratto, voci di mercato assicurano che abbia chiesto un confronto alla società per chiarire il suo futuro prima del prossimo ritiro. E’ vero?

“Ho letto anche io qualcosa. Posso dire che non sento la dirigenza da tempo, ma so che il mio procuratore è in contatto con la società e che mi seguono con stima e interesse. Naturalmente mi piacerebbe che il mio futuro fosse stabilito prima della partenza per il ritiro, vorrei allenarmi in estate con la squadra che mi darà fiducia nel campionato successivo. Sapete tutti quanto tenga alla Salernitana, è una piazza che ti resta dentro a prescindere da quanti minuti giochi”.

Come mai ha trovato poco spazio anche dopo quel maledetto infortunio?

Fu una brutta mazzata, effettivamente. Passai da Vicenza a Salerno firmando un contratto pluriennale ed ero convinto potesse essere l’annata giusta per la definitiva consacrazione, ma dopo dieci giorni di ritiro mi sono rotto il crociato. Successivamente, con mister Colantuono, non ho mai giocato perchè il 3-5-2 non era il modulo adatto alle mie caratteristiche. Il destino mi ha permesso di dare una mano nelle due gare più importanti e sono convinto di aver fornito un valido contributo”.

Un bel coraggio, Menichini

“E’ vero, ha dimostrato di avere gli attributi schierando dal primo minuto un calciatore fermo da due anni nella partita decisiva. La standing ovation dell’Arechi quando fui sostituito non la potrò mai dimenticare, così come quella festa con tutta la squadra quando Di Tacchio segnò il rigore decisivo. E’ vero che sono state stagioni complicate sul piano personale, ma l’epilogo mi ha parzialmente ripagato dei sacrifici fatti”.

Perchè l’anno scorso una squadra così competitiva era virtualmente retrocessa sul campo?

“Il gruppo è sempre quello che fa la differenza, a mio avviso c’erano delle piccole spaccature interne che poi hanno causato strappi più grossi quando non arrivavano i risultati. Gregucci aveva perso la bussola? Può darsi, diciamo che a un certo punto della stagione non si è capito davvero nulla e stavamo per retrocedere. Non a caso quest’anno la società ha deciso di riconfermare pochi elementi, anche dall’esterno si percepisce che nello spogliatoio c’era un’aria diversa”.

Anche la diserzione non vi ha aiutato…

“Sicuramente giocare in un Arechi pieno garantisce una spinta fondamentale ai calciatori, non a caso il ritorno dei tifosi sugli spalti coincise con la salvezza nei playout. Uno stadio vuoto, soprattutto a Salerno, incide al contrario”.

Perchè con Ventura, abile a valorizzare i giovani e amante del gioco sugli esterni, non è andata bene?

“Dopo due anni di inattività avevo bisogno di giocare, sono un classe 96 e devo maturare esperienza. Il 3-5-2 del mister poteva risultare penalizzante per me, al massimo mi avrebbe impiegato come seconda punta ma non ho le caratteristiche necessarie per soddisfare le sue esigenze. Ne abbiamo parlato con estrema serenità e grande rispetto, era giusto accettare altre proposte per garantirmi minutaggio”.

Come sta andando alla Sambenedettese?

“Sto vivendo una stagione positiva. E’ un gruppo molto giovane che a tratti ha fatto decisamente bene, anche l’allenatore è preparato e motivato”.

Allora ci rivediamo a Salerno per averla al top e protagonista?

“Anzitutto spero di chiudere al meglio la stagione in questa piazza che mi ha dato comunque fiducia. Ho altri due anni di contratto e mi piacerebbe giocarmi le mie carte a Salerno. Quando ci sarà la possibilità ragioneremo con la società individuando la soluzione migliore”.

Un calciatore e un professionista così meriterebbero davvero questa opportunità!

Comments are closed, but trackbacks and pingbacks are open.