Presentato il libro “La storia di mister promozioni”. Applausi per Castori alla kermesse “Overtime”

Prestigioso riconoscimento per Fabrizio Castori. L’ex tecnico della Salernitana, grazie al quale oggi ci possiamo proiettare alla trasferta di San Siro piuttosto che allo scontro diretto col Verona in un Arechi da 15mila spettatori, è stato ospite della kermesse “Overtime“, festival dell’etica e del racconto sportivo dedicato a straordinari personaggi del mondo dello sport. Nel corso della serata, aperta dal commissario tecnico della nazionale e impreziosita dalla presenza di numerose autorità del mondo sportivo e politico, il trainer marchigiano ha avuto la possibilità di presentare ufficialmente il suo libro intitolato “La storia di mister promozioni”. Non è soltanto la classica e fredda cronaca dei campionati vinti o delle miracolose salvezze raggiunte. Tutt’altro. Nell’opera, scritta da Massimo Boccucci e Simone Paolo Ricci, traspare soprattutto tanta umanità e quella semplicità di cui il mondo del calcio ha assolutamente bisogno per andare oltre retorica ed ipocrisia. Difetti che non sono mai appartenuti a un allenatore grintoso, carismatico, di grande personalità, ma anche estremamente pratico e che ha sempre fatto parlare il rettangolo di gioco senza accattivarsi le simpatie dei tifosi o dei giornalisti.

Naturalmente non è mancato un riferimento al trionfo di Salerno, un percorso iniziato tra lo scetticismo della piazza e chiuso con 400 persone che, a nome dell’intera Salerno, chiesero scusa pubblicamente ringraziandolo non solo per l’inaspettato successo ma anche per aver incarnato i valori tipici del popolo granata. Come dimenticare il lavoro svolto a Sarnano. Mentre in città i tifosi erano in fibrillazione e portavano avanti la contestazione nei confronti della società, Castori prometteva ai – pochi – presenti che sarebbe stata un’annata sorprendente, in cui la sua Salernitana avrebbe dato filo da  torcere a tutti. “Mi scivola tutto addosso, io sono qua per fare risultato e non per piacere alla gente” disse al termine di un allenamento in un ritiro organizzato nei minimi dettagli e in cui seppe mettere sullo stesso piano il calciatore reduce da una stagione strepitosa e il giovane che arrivava dalla Primavera. Da lì in poi un climax ascendente di emozioni. Il record di gare consecutive senza subire reti, il blitz a Venezia e la successiva rimonta all’Arechi in zona Cesarini, il testa a testa con Monza e Lecce che spesero di più ma si arresero allo forza di un gruppo straordinariamente mentalizzato. Per la serie “Ride bene chi ride ultimo”, frase non utilizzata a caso. E poi il covid, proprio quando si entrava nella fase finale e la Salernitana perdeva il suo condottiero, immortalato da un video “a tradimento” mentre gioiva per il rigore trasformato da Tutino a Pordenone. A Pescara c’era anche lui, a godersi il momento e a raccogliere i frutti del suo lavoro. D’altronde Vid Belec lo disse: “Se ci fidiamo di lui e lo seguiremo, potremo lottare per la A”. Ebbe ragione. E in A, con la spada di Damocle della cancellazione e con un gruppo allestito con poche risorse a disposizione, la sua Salernitana vinse col Genoa, rimontò col Verona e giocò autorevolmente contro Sassuolo, Bologna, Atalanta e Spezia raccogliendo decisamente meno di quanto meritasse. L’esonero e l’imbarazzante comunicato pubblicato da Marchetti, paradossalmente, consolidarono il suo rapporto con la gente. Quella che, nel 2008, non fu tenerissima e che, nel tempo, imparò a conoscerlo e ad apprezzarlo. Non per foto romanzate diffuse sul web all’indomani dell’arrivo di Colantuono, quanto per il suo essere prima di tutto leale e sincero. Anche a costo di risultare anacronistico in un calcio fatto di falsità.

A margine della kermesse ecco quanto ha dichiarato: “Non c’è una promozione che vale più dell’altra, sono state tutte belle ed emozionanti. Carpi? Un capolavoro!.Vincere non è mai facile e occorre avere una base solida e curare ogni dettaglio. Parliamo di un paese nemmeno di provincia mai ad alti livelli sul piano calcistico, un qualcosa che resterà sempre nella storia del calcio. Sono quelle cose che capitano una sola volta nella vita, la reputo una esperienza irripetibile. Ho iniziato la mia carriera in seconda e in prima categoria, una volta arrivato tra i professionisti ho fatto una scelta di vita e ho deciso di fare l’allenatore vincendo tre campionati, scudetto e coppa Italia tra Lanciano e Cesena. La mia famiglia ha recitato un ruolo fondamentale. Il segreto? Non c’è, ognuno ha una sua metodologia e decide come impostare il rapporto con la squadra. Ogni ricetta può essere valida e vincente, a patto che ti consentano di portare avanti le tue idee nel tempo e che tutte le componenti remino nella stessa direzione”. Un grande in bocca al lupo, dunque, a Fabrizio Castori mister promozioni.

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