Quando è Ribery che applaude la curva…

Posizione di preminenza con funzione di guida». Alla voce leadership, qualche salernitano potrebbe anche aspettarsi un collegamento ipertestuale con Franck Ribery. Specie dopo il 90’ di Salernitana-Genoa che ha sancito la prima, soffertissima – ma meritata – vittoria della Salernitana in campionato. Difficile rimanere impassibili di fronte alla sensazione di aver finalmente rotto un incantesimo che sembrava maledetto e tremendamente ripetitivo nel suo ripetersi. Squadra messa bene in campo, generosità da vendere, eppure punti e gloria pari quasi allo zero, nonostante segnali positivi che però non fanno classifica. La smuove, invece, la classifica, la zuccata di Djuric, ma i famosi segnali, almeno quelli più importanti, sono arrivati quando la gara era terminata da pochi secondi. È esattamente in quel frangente che un 38enne che ha chiuso sulle gambe, stremate, e da diversi minuti ormai incapaci di eseguire quello che la testa suggerirebbe, si prende la scena. In realtà gli applausi più convinti nei suoi confronti da parte della tifoseria erano arrivati, fa strano a dirlo, quando l’asso francese ha steso un avversario quasi come fosse l’ultimo dei mediani, ché da queste parti anche un cartellino giallo può suscitare forti emozioni. Qualche tocco di dolcezza raffinata qua e la era pure arrivato, poi, visto anche il risultato in bilico e la decisione di andare avanti fino al 90’, l’inevitabile calo, pure preventivabile dopo un affaticamento muscolare smaltito pochi giorni prima, e un cuore grande così messo al servizio della squadra, lì dove non arrivavano più i piedi a tentare di disegnare poesia.

Una vittoria collettiva, anche di un pubblico che dopo un primo tempo piuttosto fiacco sotto ogni punto di vista, ha capito ancora una volta che c’era da alzare la voce, da spingere ancora di più, da tirar fuori tutto e «quel che deve succedere, succeda». E mentre i giocatori sfilavano via tra gli applausi del popolo granata, a lui non bastava, Ribery aveva bisogno di “fissare” il momento, con un gesto, che a distanza di quasi un mese dal suo arrivo a Salerno, fa capire forse meglio il perché della sua scelta, diventata dopo un paio di sconfitte già frettolosa etichetta di fallimento, e fotografia del peggior modo di chiudere una carriera del genere dopo tanti trionfi. E invece no, Monsieur Franck ha bisogno di sentirsi vivo, e l’ha dimostrato imbastendo un abbraccio collettivo organizzato in pochi minuti, in maniera spontanea, e riservata a quei supporters che hanno scelto di non filare via per fregare il traffico subito dopo il 90’, ma rimasti sui gradini ad assaporare il primo agognato successo in campionato. Ha richiamato i compagni, ritornati in fretta e furia sul rettangolo di gioco, per “fissare” il momento, qualcuno preso dall’empatia diventata dilagante in fretta e furia, ha anche regalato la maglia ai tifosi, mentre lui, pur senza parlare, faceva capire un concetto che ha riempito d’orgoglio i diecimila presenti all’Arechi. «Siamo noi che dobbiamo ringraziare loro», l’ideale messaggio lanciato ieri al resto della truppa di Fabrizio Castori, e raccolto prontamente da gran parte dei calciatori granata. Luca Ranieri, ad esempio, nel post partita ha definito Ribery «una leggenda, che dà sempre tanti consigli e che motiva tanto. Alla fine ci ha portati sotto la curva», concetto ribadito dallo stesso tecnico granata mentre le immagini di quel “terzo tempo” così particolare si sono iniziate a diffondere sui social. Diventando virali, confermando la leggenda del calciatore venuto da Boulognesurmer. E chissà se i tifosi dell’ippocampo se lo sarebbero mai aspettato, che di applausi invece di tributarli, li avrebbero ricevuti loro, dall’asso francese…

Articolo tratto dal quotidiano La Città

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