Ribadiamo: Facebook non è uno “sfogatoio”, siamo pronti a segnalare altri nominativi che hanno violato la legge

Lo ribadiamo ancora una volta, è bene tenerlo a mente: Facebook non è lo “sfogatoio” nel quale qualcuno può impunemente vomitare le proprie repressioni e frustrazioni. La vita digitale ha contenuto di vita reale. Preso atto di ogni critica legittima e costruttiva ad ogni singolo articolo, la Redazione di GranataCento, così come ha fatto in altre occasioni, ritenendo che il limite consentito sia stato superato da alcuni commenti, zeppi di insulti e volgarità, inequivocabilmente lesivi della dignità personale, sta procedendo alla raccolta di tutti i post che comportano un reato penale e, conseguentemente alla lesione dell’immagine del professionista, anche di competenza civile a titolo di risarcimento morale e materiale.

Di seguito un estratto da “La Legge per tutti”: “La diffamazione messa online, con un post su Facebook o con un articolo pubblicato in un blog o con qualsiasi altro mezzo che si vale di internet subisce un’aggravante (quella del mezzo di pubblicità) poiché la diffusione di un messaggio su di una bacheca di un social network ha potenzialmente la capacità di raggiungere un numero indeterminato di persone; sicché, laddove questo sia offensivo, deve ritenersi integrata la fattispecie aggravata del reato di diffamazione”… omissis… “Secondo la Cassazione, per diffamare una persona non occorre fare il suo nome; basta poterlo intuire con indizi semplici. Non è necessario, in altre parole, che la vittima sia precisamente e specificamente nominata, a condizione però che la sua individuazione avvenga sulla base del contesto come, ad esempio, le circostanze narrate, i riferimenti personali e temporali, ecc.”. Insomma, le semplici allusioni possono costituire diffamazione se il nome non è indicato ma è desumibile dal contenuto della frase.

Cari leoni da tastiera che vi nascondete dietro la rete, per voi arrivano tempi bui

In sostanza si può non essere d’accordo con quanto scritto sul nostro articolo e anche criticare, ma non si può ad esempio aggiungere “siete dei giornalai, venduti, leccaculo e collusi”, per usare i termini più consueti, per non parlare d’altro ancora più offensivo e diffamante.  Vi preghiamo di leggere nell’articolo su esposto anche le sanzioni per chi viola la legge.

Siamo pronti a inviare al Tribunale competente, ulteriori documentazioni che seguono le querele già avviate in data 30 dicembre 2019

 

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