Sala stampa chiassosa, video di offese dall’area hospitality. Sentirsi ospiti in “casa propria”

Derby in archivio e tutto ok sotto il profilo dell’ordine pubblico. Del resto non avevamo nessun tipo di dubbio sulla civiltà della tifoseria salernitana, abile a non cadere in alcun tipo di provocazione anche quando le offese arrivavano…dai salernitani. Gente che vive in provincia e che ha esposto drappi di dubbio gusto utili soltanto a suscitare l’ironia della Sud. Che, in assenza dei veri ultras napoletani, ha preferito limitare al massimo i cori “contro” anteponendo a tutto il sostegno alla maglia granata. Nei distinti e in tribuna c’erano persone con la maglia del Napoli o con la sciarpa azzurra e non è accaduto assolutamente nulla, se non qualche botta e risposta a distanza goliardico dopo il primo gol degli ospiti. Servizio d’ordine ok, dunque, un plauso generale a tutti. Alla polizia, ai carabinieri, agli steward, al pubblico, alle autorità.

Hanno fatto storcere il naso, invece, alcune situazioni che si sono verificate in tribuna autorità (area hospitality) e in sala stampa. Un’ora prima dell’inizio della partita abbiamo visto lunghe code di accreditati, gente che dalle nostre parti non avevamo mai notato. Qualcuno indossava riconoscibili vessilli di colore azzurro e che ha creato qualche problema perchè pretendeva di entrare in sala stampa pur senza avere alcun titolo. Non è mancato chi, sui social, ha immortalato sè stesso mentre offendeva la Salernitana, Salerno e i tifosi. Una vergogna. Chi ha consentito loro l’accesso in aree solitamente riservate a pochi intimi? Chi visualizzerà questi video per richiamare all’ordine chi ha scambiato una splendida accoglienza per l’ok a fare quello che voleva mancando di rispetto?

Affollatissima e chiassosa anche la sala stampa. Mentre per qualche amico e collega non si è trovato spazio applicando alla lettera quanto previsto dal regolamento interno, ieri diversi operatori dell’informazione hanno dovuto chiedere a più riprese ai tanti presenti senza pass di abbassare il tono della voce e di aver rispetto per chi stava svolgendo il proprio mestiere. Qualche ragazzo si è rivolto in modo poco carino – per usare un eufemismo- alle steward che, loro malgrado, hanno operato in condizioni di grande stress e difficoltà. Non sono mancati momenti di tensione, scaturiti dalla risposta volgare di qualche personaggio particolarmente spavaldo che ostentava parentele con piani alti tali da giustificare atteggiamenti censurabili.

Considerando che i prezzi dei biglietti sono altissimi, che lo stadio versa in condizioni pietose e che assistere a un allenamento è diventata impresa titanica (addirittura anche per una foto con un calciatore bisogna rispettare giorni e orari stabiliti e ci sono club che attendono da tre mesi l’ok per un tesserato ritardando l’inaugurazione), ci aspettiamo più attenzione da parte della società. Perchè uno stadio accogliente e un contesto organizzato possono essere un bigliettino da visita  importante per il club, per la città e per la provincia. E l’Arechi è il luogo meno adatto per feste di compleanno o raduni rumorosi. Chi riceve un biglietto omaggio è libero di tifare per chi vuole, ma ha l’obbligo di rispettare la città che ti accoglie, il club che ti regala un biglietto e un luogo dove mangi gratis e assisti alla partita da posizione privilegiata mentre il pubblico locale paga 800 euro di abbonamento e si bagna anche nei settori coperti.

Dopo aver prospettato blacklist a un tifoso che vuol vedere la partita accanto al padre, siamo certi che si utilizzerà il pugno duro anche contro questi personaggi. Gente che ha usufruito di un pass e di tutti i comfort dell’Arechi per poi divertirsi su tik-tok ad offendere Salerno. Da queste parti, viva Dio, stanno passando tante big con seguito nutrito ma mai abbiamo visto scene come quelle di ieri.

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