Salernitana, la storia si ripete. Il risultato dato scontato e l’ ‘invito’ a Soglia di lasciare la società…

In una estate caratterizzata da un deplorevole e deprecabile attacco “ad personam”, virulento ed ingiustificato nei confronti del co-patron Presidente Claudio Lotito, del Presidente Marco Mezzaroma e del Direttore Angelo Fabiani è necessario porre una seria riflessione su un grave problema civile, culturale, morale, intellettuale, sociale ed educativo delicatissimo che attanaglia pesantemente la città di Salerno da oltre cinque anni: questo non è calcio, non è sport e non è civiltà!
Del resto, è evidente che in tale arco di tempo è stata orchestrata ed ordita artatamente una vergognosa macchina del fango, concretizzatasi in attacchi ripetuti, continuati, sistematici, finalizzati a ledere la credibilità, la reputazione, l’onore, nonché l’identità professionale ed imprenditoriale della proprietà e dei dirigenti della Salernitana, disseminando come ‘virus’ false congetture ed illazioni tendenziose nell’ambiente che hanno causato divisioni irrazionali ed inspiegabile odio, incompatibile con i valori dello sport e del calcio come competizione agonistica e come sentimento di partecipazione.
Personalmente prendo le distanze da tutto ciò e da “uomo libero” esprimo ai Presidenti Lotito e Mezzaroma ed al Direttore Fabiani la mia piena solidarietà, la mia piena stima professionale e personale, nonché il mio ringraziamento per quello che hanno fatto, fanno e faranno per la nostra Salernitana.
Desta stupore e sbigottimento criticamente e negativamente che nessun rappresentante territoriale ed istituzionale abbia mai preso ufficialmente posizione con una netta condanna di tale disdicevole ed esecrabile situazione che non va sottovalutata in quanto denota un reale malessere pericoloso nella vita della ‘comunità salernitana’ e potrebbe anche essere foriero di perniciosi eventi che si scongiurano apertamente.
La storia nei secoli parla di Salerno come città accogliente e calorosa, patrimonio di civiltà e ricca di virtù etiche.
Si rappresenta che il calcio è cultura ed aggregazione sociale, passione e non ossessione.
L’educazione civica è una sacra disciplina intramontabile di saggi insegnamenti per tutti anche nel mondo del calcio.
Il patrimonio di passione di una tifoseria va valorizzato e non strumentalizzato o sobillato od aizzato in maniera subdola con raccapriccianti esacerbazioni ed esasperazioni tendenti a carpire la buona fede ambientale.
Orbene, senza alimentare superflue polemiche dalle quali si prendono sempre le dovute distanze, ma con un’attenta e ponderata presa di posizione nell’interesse generale oggettivamente della passione agonistica della piazza, voglio rammentare un aneddoto negativo nella storia della gloriosa casacca del cavalluccio marino accaduto quasi trent’anni fa che da tifoso della Salernitana mi ha molto ferito: parlo della sventurata retrocessione con lo spareggio di Pescara contro il Cosenza di Marulla per il quale siamo stati tutti messi alla berlina ed in ludibrio dai tifosi avversari per molti anni.
Infatti, mentre eravamo in quattordicimila a soffrire sotto un sole cocente nel mese di giugno allo Stadio Adriatico, ovvero prima che si giocasse la partita fissata per le ore 17,00, in città un giornale già aveva preparato e stampato un inserto speciale da pubblicare il giorno seguente, titolando la vittoria e la salvezza della Salernitana e “l’invito dei tifosi all’allora Presidente Giuseppe Soglia ad andare via” per cedere la società ad una cordata che veniva sponsorizzata da gruppi locali aristocratici. All’uopo mostro una copia in originale del predetto inserto (per qualche scettico sono a disposizione per mostrargliela direttamente e personalmente in qualsiasi sede), puntualizzando che tale speciale (contenente prima di una partita, senza conoscerne il risultato, anche vignette satiriche ed interviste ad uomini dello sport, della politica, dello spettacolo e della società civile di Salerno che da una parte esultavano in maniera strumentale per la vittoria della Salernitana e dall’altra invitavano con toni sibillini il proprietario Soglia a passare la mano della società) non è stato mai pubblicato per il diverso e nefasto risultato verificatosi sul campo neutro abruzzese.
Tale assurda circostanza maturata nel contesto storico sviluppatosi all’epoca, che ero un giovane studente universitario fiero ed orgoglioso sostenitore della squadra della mia città, mi fece perdere la stima e la credibilità di una parte della stampa anche a livello nazionale in quanto si prestava al gioco di gruppi di poteri forti presenti e pressanti.
D’altronde, il risultato fu drammatico perché le polemiche ingenerate sulla vicenda da febbraio 1991 anche con il solito ritornello del mancato acquisto di un attaccante (Ravanelli per la cronaca che aveva rifiutato il trasferimento alla Salernitana nel mercato di riparazione a novembre ‘90) portarono prima alle improvvise e sfavorevoli dimissioni del Presidente Soglia dopo un pareggio casalingo nel derby con l’Avellino, restando comunque azionista di maggioranza e cedendo la presidenza al suo vice, Claudio Virno Lamberti. e poi condussero una squadra turbata dagli eventi negativi della piazza, ma con calciatori professionisti seri ed impeccabili (quali il capitano Marco Pecoraro, Giampaolo Ceramicola, Daniele Pasa, Gianpiero Gasperini, Massimo Battara, Claudio Lombardo, Carmine Della Pietra, Ciro Ferrara, Giuseppe Donatelli ecc.) ad una rocambolesca e drammatica retrocessione dopo aver disputato uno spareggio con 36 punti conquistati in maniera pulita ed onesta sul campo (evento mai verificatosi). Alla fine il buon Peppino Soglia (che per il grande attaccamento rimane il miglior Presidente della storia della Salernitana, mentre la migliore Società in cento anni è indiscutibilmente l’attuale proprietà) non cedette la titolarità delle azioni al gruppo che proponevano i “soloni aderenti al ceto gentilizio timocratico della polis”, ma ad un acquirente che prelevava in nome e per conto di un terzo, ovvero Pasquale Casillo che poi delegò come amministratore unico Franco Del Mese.
Purtroppo, oggi, a distanza di molti anni, mi sembra che la stessa storia in senso negativo con un maldestro e strumentale tentativo di costringere a cedere la Salernitana per pressioni ambientali si ripete!
E’ il caso di rimarcare che in questo periodo di criticità nel mondo del calcio, mediante un vistoso declino culturale-sociale-intellettuale anche una parte della stampa salernitana è in forte crisi con singoli episodi negativi che costituiscono caduta di stile e che possono destrutturare e destabilizzare pericolosamente l’ambiente.
Deontologicamente ci vuole buon senso, moderazione e significativa responsabilità, evitando strumentalizzazioni anche da parte delle testate locali di informazione, perché nella città di San Matteo ci sono tantissimi tifosi onesti e calorosi che credono ancora nel valore del calcio fatto da uomini veri come il Direttore Angelo Fabiani (posso dichiarare e confermare con fermezza in tutte le sedi che è un “galantuomo” in quanto ho personalmente assistito alla stipula di contratti ancora con una nobile stretta di mano, a differenza di “altri personaggetti” del mondo sportivo di altre società di calcio rivali della Salernitana in altre città, insieme ai loro pseudo-legulei-tifosi da strapazzo, che addirittura non rispettano nemmeno gli atti stipulati per iscritto su modelli federali e che invitano i propri tesserati e rispettivi familiari a togliere il procuratore scelto, nonché posso anche affermare di più……………..per cui posso dire per esperienza personale e professionale ad alta voce e lo scrivo in maiuscolo che FABIANI MERITA RISPETTO PERCHE’ E’ UN SIGNOR PROFESSIONISTA) ed hanno fiducia nell’attuale proprietà che assicura e garantisce solidità, affidabilità, futuro e sicurezza anche in considerazione della circostanza che l’era del mecenatismo dei presidenti delle squadre (tipo Rozzi, Anconetani, Matarrese ecc.) è finito, in quanto adesso i club sono aziende, soggette a logiche di mercato economico-finanziario concorrenziale da affrontare in maniera propositiva ed incisiva.
Inoltre, Salerno ha una grande tradizione nella storia del Paese con giornalisti di spessore che hanno avuto un ruolo importante a livello nazionale come Renato Casalbore, orgoglio salernitano e meridionale in quanto fondatore e primo direttore del quotidiano sportivo Tuttosport, che perì nella tragedia di Superga con la squadra del Grande Torino, come Nino Petrone, figura prestigiosa di nobile cultura che ha commentato e seguito dal vivo nove Campionati del Mondo di calcio ed otto Olimpiadi, come i saggi cronisti Onorato Volzone e Nicola Fruscione, ma pure appassionati e sinceri tifosi come Gigi Amaturo, Alfonso Carella e Giovanni Vitale.
Tale scuola giornalistica sportiva salernitana di pensiero culturale va seguita e proseguita nel tempo.
Invero, con prudente spirito critico si constata obiettivamente che oggi una parte della stampa locale non si può perdere nella banalità di ingenerare una polemica impetuosa attraverso espressioni fuori luogo e distorte, ma seguendo i fulgidi e luminosi esempi degli illustri Maestri sopracitati della “letteratura giornalistica” ha il dovere professionale di ricercare con lucidità e con equilibrio oculato l’essenzialità e la correttezza nell’informazione che è educazione ed attenzione di una città civile anche nell’evidenziare le legittime e perspicaci opinioni sempre mediante modi costruttivi e non degenerativi.
Lo sport rappresenta e raffigura solidarietà, valori umani, la crescita morale di una comunità, ma non può costituire assolutamente espressione di degenerazione e di prevaricazione che causano eventi deleteri.
Ancora, il calcio non è una scienza esatta ed i campionati di serie B sono difficilissimi, perché durano trentotto giornate in cui bisogna sempre avere attenzione e concentrazione elevate (basta vedere la clamorosa retrocessione del Perugia di Santopadre partito con programmi ambiziosi ed in zona play off al termine del girone di andata, nonché il flop dell’Empoli e della Cremonese che hanno fatto ingenti investimenti per raggiungere una promozione che non è arrivata).
I processi sommari e superficiali non si possono fare ingiustamente, frettolosamente ed irrazionalmente ogni anno (dal 2015 per la cronaca, dove, tra l’altro, nella storia centenaria della Salernitana non sono stati mai disputati sei campionati consecutivi nel torneo cadetto) rischiando di rovinare anche investimenti economici affrontati e ripartire sempre da zero, in quanto allenatori e calciatori vogliono lasciare Salerno oppure viceversa non vogliono venire a Salerno non per la società e non per il Presidente Lotito, come erroneamente si vuol tentare di far credere, ma per l’invivibilità ambientale infuocata pure sui social che si è accresciuta nel tempo nocivamente.
Tanto lede palesemente all’immagine della città di Salerno che va in primis tutelata ed al buon nome che va salvaguardato con un autorevole senso di responsabilità da parte di tutti indistintamente, nonché per il mirabile senso di passione e di appartenenza alla maglia Granata e per quel virtuoso e decoroso sentimento di pura, squisita e genuina “ SALERNITANITA’ ”, spegnendo con signorile cultura futili ed indecorosi focolai di volgarità.
Infine, auspico che prevalga sempre il buon senso, l’equilibrio e la ragionevolezza con maturità educativa, serenità, rispetto civico, “fair play” e mentalità sportiva di livello olimpico elevato.

Avv. Silvestro Amodio

 

 

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