Salernitana, tutte le tappe della crisi profonda. Ma la rosa è davvero inferiore alle dirette concorrenti?

Abbiamo letto diversi commenti in queste ore. Tutti rispettabili, ci mancherebbe. Ma rimpiangere addirittura un allenatore modesto come Nicola rivalutando il suo lavoro per uno 0-2 contro la Lazio significa davvero aver visto un altro campionato. Perchè se oggi la Salernitana non ha gioco, identità, animus pugnandi, senso d’appartenenza e compattezza di spogliatoio è anche colpa di uno staff tecnico che, dal ritiro estivo alla scorsa settimana, non ha trsamesso assolutamente nulla. Paulo Sousa è arrivato quattro giorni fa, per mezz’ora si è vista una prestazione più che dignitosa contro una Lazio troppo superiore. Se poi pensiamo che mancavano Gyomber, Fazio, Dia, Mazzocchi e Maggiore possiamo ben capire che la montagna da scalare era insormontabile, pur con il rammarico per un paio di occasioni sullo 0-0 che potevano quantomeno permettere ai granata di sbloccarsi sul piano psicologico e di rivitalizzare un ambiente che, se non a sprazzi, sembra lontano parente di quello che fece la differenza l’anno scorso. 14800 spettatori è dato irrisorio per una piazza come Salerno, il minimo stagionale. Rifletta la società, riflettano tutti. Perchè dispedere questo patrimonio renderà tutto più complicato.

Ma torniamo all’analisi generale e, nello specifico, alla crisi della Salernitana. Una crisi che parte dal lontano. Sabatini esonerato, arrivo di un dirigente inesperto (ma che sta ricevendo più critiche di quante ne meriti, il suo lavoro andrà giudicato tra un paio d’anni e non è colpa sua se a gennaio il budget è minimo), ritiro fatto con terze e quarte scelte, esordio ufficiale con i vari Kechrida, Sy, Mantovani, Capezzi, Kristoffersen e Cavion che non rientravano nei piani tecnici, allenatore che boccia il mercato pubblicamente, fratture interne, un mercato di riparazione che ha portato in dote tre elementi su quattro provenienti da categorie inferiori, il valzer Nicola no-Nicola sì, gli otto gol di Bergamo e una difesa perforatissima nel 2022-23 rinforzata con soli giovani di belle speranze (in alcuni casi sopravvalutati) e priva di quel Radovanovic mandato via senza un minimo di gratitudine e senza tener conto che lo spogliatoio sonnecchia e avrebbe bisogno di leader. Letta questa cronistoria, basata su dati oggettivi, come si poteva pensare di vivere una stagione diversa? Davvero in società c’era qualcuno che pensava alla zona sinistra della classifica dopo aver perso Verdi, Djuric, Ranieri, Ederson e altri artefici di un miracolo? Il tempo dei bilanci non è ancora arrivato, ci mancherebbe, ma il presidente ora è chiamato a scendere in campo in prima persona e, magari,a  riconoscere che un neofita – per quanto ricco, ambizioso e intelligente – deve sempre affiancarsi di professionisti che nel calcio ci stanno da una vita. E che, forse, avrebbero posto un freno a dichiarazioni roboanti e promesse non mantenute delle quali oggi si chiede conto con striscioni che hanno urtato la suscettibilità, ma che non sono stati offensivi, minacciosi.

Ora arriva il Monza, è così difficile immaginare una curva a 10 euro, distinti a 15 e tribuna a 20? Stesso incasso, doppio degli spettatori e Arechi che può fare la differenza. A patto, però, che si evitino fischi durante i 90 minuti. Ingenerosi quelli per Sepe, non preciso in occasione del fallo da rigore (ma che errore Pirola), ma attentissimo nel primo tempo e super su Luis Alberto. Da professionista ha continuato a giocare senza farsi condizionare, a testa alta e con personalità. Che poi si debba fare chiarezza sulle vicende contrattuali di Ochoa e che il pipelet messicano sia un giocatore di livello assoluto non ci sono dubbi. Ma chi scende in campo va sempre e comunque incoraggiato. Per chiudere ribadiamo quanto abbiamo sempre detto: questa Salernitana, anche in emergenza, è superiore alle dirette concorrenti. Ma davvero Dia e Piatek (o Bonazzoli) sono inferiori a Caprari-Petagna, Colombo-Banda, NzolaGyasi, Gaich-Lasagna, CiofaniDessers e Caputo-Satriano? Chi, nella zona destra, può contare su Candreva, su un portiere con 4 mondiali alle spalle, su Coulibaly in mediana e una decina di nazionali? Si valuti bene tutto prima di spostare il tiro sul direttore sportivo. Che, fosse stato messo nelle condizioni, certo non avrebbe preso seconde scelte a gennaio tenuto un allenatore mediocre fino alla settimana scorsa.

Comments are closed, but trackbacks and pingbacks are open.