Sognare ad occhi aperti, ma tenendo ben presente l’esempio Benevento…

Tutti sulla terra. Dopo aver volato sin troppo in alto in virtù del 3-1 dell’Olimpico, la Salernitana subisce quattro sberle utili, forse, a ricordarle che la salvezza è ancora piuttosto lontana. Due dalla Cremonese, ultima in classifica che a Salerno ha fatto un figurone, due dalla Fiorentina che poteva chiudere il match quantomeno con il doppio di reti realizzate. Se il migliore in campo, da due gare a questa parte, è un Sepe comunque spesso contestato significa che c’è qualcosa che non va. Intendiamoci: firmeremmo tutti col sangue per chiudere la stagione in questa posizione di classifica e con un tale vantaggio dalla zona retrocessione. Ma sottovalutare i problemi non farebbe il bene della Salernitana.

Monza diventa gara spartiacque, anche perchè sarebbe moralmente triste andare alla sosta con una sconfitta in casa Galliani. A gennaio si riprenderà con Milan, Torino, Atalanta, Napoli e Juventus, nel girone di ritorno gli scontri diretti saranno tutti in trasferta, all’Arechi verranno le big e le ultime partite di maggio sono decisamente da brividi. Bisogna essere realisti e la nostra preoccupazione tende a far suonare un campanello d’allarme in virtù di esempi anche molto recenti. Un anno fa il Venezia batteva Fiorentina e Roma pareggiando con la Juventus, ma perse molti punti in casa negli scontri diretti e sappiamo come sia andata a finire. L’Empoli, da tutti dipinta come rivelazione, da dicembre in poi vinse solo due gare e avrebbe rischiato grosso se il campionato fosse durato anche solo 2 gare in più. Ma il riferimento resta il Benevento, a ridosso della zona Europa al termine del girone d’andata, vittorioso allo Stadium per 1-0 e poi capace di perderle tutte. Ciò significa che i 10 punti di vantaggio sono tanti, ma anche pochi se non si manterrà la dovuta concentrazione e umiltà.

La società, nel mercato di riparazione, non può accontentarsi dei giovani di belle speranze. Alcuni dei quali presi in estate, pagati tanto e tuttora oggetti misteriosi. Occorrono un difensore centrale di valore (ovviamente rinnovando il contratto a Gyomber), un esterno che si alterni con un Mazzocchi, alterno in queste ultime gare, un centrocampista di spessore visto che Kastanos e Capezzi non vengono presi in considerazione e che Vilhena è un pesce fuor d’acqua, mentre in avanti dicemmo in tempi non sospetti che il Bonazzoli-bis era un rischio che De Sanctis avrebbe evitato volentieri di correre. Svogliato, svagato, a tratti irritante. Che fine ha fatto il pistolero che, assieme a quel Djuric lasciato andar via troppo presto (e oggi si gioca a lanci lunghi), garantì gol pesantissimi per la salvezza? Pochi mesi fa ci si arrabbiava se partiva dalla panchina, oggi ci si dispera quando è titolare. Basta questo per capire come mai un attaccante comunque dotato tecnicamente, sia rimasto eterna promessa senza mai diventare certezza.

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