Ventura: “Serie A, se vogliamo possiamo! La contestazione non ricada sulla squadra”

Intervistato in esclusiva dalla Gazzetta dello Sport, il tecnico della Salernitana Gian Piero Ventura ha rilasciato una serie di dichiarazioni molto interessanti che lasciano trasparire la volontà di credere in un sogno chiamato serie A: “Rispetto a qualche anno fa, ho trovato un campionato molto più equilibrato. Soltanto il Benevento è fuori mercato, tutte le altre se la giocano e la classifica bisognerà guardarla da fine marzo in poi. Bastano due vittorie o due pareggi per cambiare giudizi e destino di ogni squadra, noi siamo lì e la nostra crescita è evidente. Stiamo prendendo consapevolezza delle nostre qualità e gettando le basi per creare uno zoccolo duro per il futuro, andare a Benevento non da sconfitti e con l’atteggiamento giusto conferma che stiamo migliorando. Avversarie? Onestamente mi ha impressionato il Crotone di Stroppa. Ho visto in giro talenti di un certo livello che potrebbero far bene anche in una categoria superiore e che mi piacerebbe poter crescere come accadeva a Torino. Se devo fare un nome dico Kingsley della Cremonese”. Ventura prosegue parlando della Salernitana e di uno dei suoi pupilli: “Cerci era fermo da due anni, dimenticato da Dio. Alla nostra rosa serviva un giocatore di categoria e di esperienza, oltre che di qualità. Se non dovesse avere più infortuni o ansie, sono convinto potrà fare bene nel fiale di campionato. Ci facesse vincere anche le ultime cinque partite sarei egualmente felice. Non è vero che mi aspettavo di più in sede di mercato: prendere tanto per prendere non serve a niente e non sono i nomi ma la testa a fare la differenza. Avevamo calciatori che l’anno scorso hanno fatto i playout e ora sono richiesti in serie A. Il salto di qualità lo deve fare la squadra, non il singolo e sono convinto che abbiamo enormi margini di miglioramento. Chi fa il mio lavoro deve essere ambizioso, non ho mai smesso di credere che si possano ancora raggiungere traguardi importanti. I risultati sono la conseguenza di quello che fai, non serve fare proclami”.

Infine sull’episodio di Cittadella e l’immediato futuro: “Non accetto la superficialità e il qualunquismo, dopo quel primo tempo non mi sono riconosciuto nella squadra. Si può vincere o perdere, ma non sbagliare atteggiamento. La squadra lo ha capito. Pressioni? Sappiamo che i tifosi ce l’hanno con la società, ma se la cosa ricade su di noi diventa un autogol. Questa piazza merita soddisfazioni e sono felice anche per Lotito che con la Lazio ha trovato serenità. Nazionale? Discorso finito, chiuso. Ora Lotito mi ha chiesto una mano a ricostruire dopo i playout e in un ambiente ostile. Lo stimo e ho accettato a titolo quasi gratuito. Mi sorprendo per l’entusiasmo che ho ancora, per la voglia di lavorare: ho il fuoco dentro, non si è mai spento. Andare in serie A sarebbe un’accelerata esponenziale per il percorso della squadra, oltre che il mio ottavo campionato vinto in carriera. Nel calcio se si vuole si può”.

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