Zito: “Gli ultras vogliono gente che onori la maglia. Che colpa ha la società se prende giocatori forti che non rendono?”

“Non è un momento facile, ma credo che bisogna sempre sostenere la squadra. I calciatori si impegnano e danno il massimo, nessuno della dirigenza spende soldi per vivere una stagione modesta e anonima. Ovviamente capisco anche la rabbia della gente, purtroppo capita con frequenza che la Salernitana parta a mille e poi si perda per strada sul più bello. Secondo me mancano giocatori che, come me, ci tenevano tantissimo a quella maglia. Quando ti leghi alla Salernitana vieni puntualmente ceduto, ho notato che la proprietà cede quegli atleti che legano con la piazza. Non so quale sia il motivo, può essere una semplice coincidenza. Gente come Gabionetta ha fatto sacrifici per il bene della Salernitana, ma il loro ciclo è durato poco. Serve continuità, se stravolgi rosa ogni anno è difficile acuire il senso d’appartenenza”.  Così l’ex centrocampista Antonio Zito ai microfoni di TuttoSalernitana.

Il calciatore, che ha vissuto un triennio molto intenso contribuendo alla salvezza del 2016 con una grandissima prestazione a cospetto del Lanciano, prosegue senza peli sulla lingua: “Non credo più nella parola progetto, succedono cose che non si possono spiegare e tante volte si scade nella retorica. Conosco bene la dirigenza: mi sono trovato bene con Fabiani, poi è stata fatta una scelta diversa che rientra nell’ambito di una normale gestione aziendale. Lui sa fare al meglio il suo lavoro, la fortuna non è stata dalla sua parte perché credo sia il primo che voglia condividere una gioia con questa piazza dalle potenzialità immense. Non è colpa sua se ha portato gente importante che non ha reso affatto, anche i calciatori andrebbero responsabilizzati. Certo, era meglio partire per il ritiro con una rosa completa: è un momento fondamentale per entrare in sintonia con un allenatore. Il calcio è strano, vi faccio il mio esempio: in 17 partite ho fatto 10 assist e due gol, sono stato improvvisamente accantonato. Ci sono dinamiche che sfuggono ad ogni logica, per questo dico che il malumore della tifoseria va compreso e rispettato. La mia speranza è che lo strappo possa ricucirsi”.

Sul suo rapporto con la piazza; “Io sono perdutamente innamorato di quella curva, è una squadra che è entrata in casa mia e lo dico senza ruffianeria. Anche altre tifoserie mi hanno applaudito e li ringrazio, non rinnego il mio passato con Avellino, Juve Stabia e Ternana. Ma il boato dell’Arechi è da brividi, non ha paragoni. Per riconquistare la piazza serve puntare su calciatori che si vogliono sacrificare realmente per questa maglia e non i lecchini. Nel mondo devono andare avanti gli uomini, proprio come chiedono gli ultras”.

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